Parliamo delle Origini
Un mistero ricco di luce.
Le origini della finestra sono avvolte dal mistero, anche se pare che già i Romani facessero largo uso di piccole lastre quasi trasparenti allo scopo di tamponare i fori dei muri necessari per garantire l'illuminazione e l'areazione delle loro domus. Uno dei primi esempi giunti sino a noi è un minuscolo oblò girevole di bronzo, di poco più di dieci centimetri di diametro, a servizio delle terme pubbliche di Pompei (I sec a.C.), mentre nel museo di Saalburg è esposta una lastra verdognola eseguita da una fornace romana per una villa a Caracalla.
Le fonti più antiche citano poi diversi esempi, tra i quali spiccano le aperture per la Basilica dei Maccabei a Lione (V sec. d.C.) e a Tours, o per Santa Sofia (Costantinopoli, ora Istanbul), e ancora in epoca Carolingia - ad esempio, a Treviri - e Ottoniana.
Lo sviluppo delle vetrate.
Quello che è certo è che un notevole sviluppo delle vetrate si ebbe a partire dal Medioevo; non solo con l'avvento dell'arte gotica nel Duecento (assai celebri sono le meravigliose composizioni della Cattedrale di Chartres, ma anche quelle di Colonia), ma già in epoca romanica. Ne è una testimonianza preziosa l'autoritratto di Gerlachus, attivo nella zona del Reno alla metà del XII, che tra i pannelli fittamente decorati per l'Abbazia di Arnstein-an-der-Lahn inserì anche la sua immagine nell'atto di dipingere (il grisaille era il metodo utilizzato dagli artigiani dell'età di mezzo per ottenere profondità e chiaroscuro mediante l'applicazione di alcuni strati di pittura monocroma sui singoli pezzi colorati, che poi venivano montati insieme grazie a un'intelaiatura in piombo e infine incorniciati); tale atto - non scevro da volontà auto-celebrative, in quanto egli si posizionò appena sotto l'episodio biblico di Mosè nel roveto - dimostra l'ormai acquisito prestigio sociale dei vetrai. Pochi anni prima, d'altronde, l'abate Suger di St.Denis - di fatto, l'inventore del gotico: 'Dio è luce' - aveva chiamato un vetraio con il prestigioso titolo di magister, cioè maestro). E qualche decennio più tardi, a Rouen si firmò anche 'Clemente, vetraio di Chartres'.
I grandi maestri furono senza alcun dubbio i francesi, mentre fu il monaco tedesco Teofilo il pioniere della teoria dell'arte vetraria (ammirava 'l'inestimabile splendore del vetro e la varietà dell'opera più preziosa'), che più tardi il Vasari definì 'arte difficile, artificiosa e bellissima'). Ma il primo trattato interamente dedicato al tema fu scritto in Italia. Si tratta delle 'Memorie del magisterio de fare fenestre de vetro' di Antonio da Pisa, redatto verso la metà del Trecento. Egli, cresciuto nella bottega del Gaddi, di scuola Giottesca, codificò le regole di una professione che stava sempre più prendendo forma e importanza, pur distinguendo il ruolo del pittore - a cui va intestata l'idea - e l'artigiano, ovvero colui che la realizzava.
Noi di Fossati teniamo ben presente la storia, per poter portare avanti un'innovazione consapevole che punta lontano.
Arch. Giovanni Battista Menzani